Sala Santa Rita
ex chiesa di Santa Rita da Cascia al Rione Campitelli
via Montanara, 8. Roma
Inaugurazione: Giovedì 9 giugno 2016 ore 18.00
Periodo di apertura: 9 – 18 giugno 2016
INNOMINEDOMINI
Dŏmŭs, ūs : sost. f. IV dec. 1. casa, abitazione; 2. Dimora
Dŏmĭnus, i : sost. m. II dec. 1. padrone di casa, proprietario; 2. capo, arbitro, tiranno; 3. sovrano, signore; 4. il Signore, Dio (Ecclesiastico)
L’installazione site-specific realizzata dall’artista è un’intrusione nello spazio architettonico
della Sala Santa Rita e, contemporaneamente, una riflessione sulle dinamiche relative alla funzione e all’identità di un luogo.
In tal senso, Santa Rita da Cascia in Campitelli è un luogo esemplare.
Nei secoli la chiesa ha cambiato nome, funzione, e addirittura collocazione, fu infatti smontata nel 1928 dall’area ai piedi dell’Ara Coeli e riassemblata alcuni anni più tardi nella posizione attuale adiacente a Piazza Campitelli, conservando sostanzialmente la propria struttura ma mutando, poco tempo dopo, la sua funzione da edificio sacro a sede espositiva.
Ora si ritrova nuovamente e bruscamente trasformata: sarà un’abitazione privata (domus), con una diversa organizzazione degli spazi e un utilizzo differente. Così viene messa in pausa la sua immagine pubblica e la Sala Santa Rita diventa “Casa Valerio”.
L’artista ha commissionato a uno studio di architettura un progetto per il cambio di destinazione d’uso della Sala Santa Rita e la riorganizzazione dello spazio in civile abitazione sulla falsa riga dell’effettiva ripartizione del suo appartamento, e per il periodo della mostra vi si trasferisce con le proprie cose.
Spostando l’attenzione dall’oggetto al contesto, INNOMINEDOMINI è un’opera che, partendo da una riflessione sullo spazio architettonico e sulla sua funzione, indaga la relazione tra sacro e profano, pubblico e privato.
Quella che potrebbe sembrare una profanazione dello spazio attraverso un’alterazione della sua funzione e l’utilizzo di oggetti di uso comune risulta, all’inverso, un’attribuzione di sacralità agli oggetti stessi e una riflessione sullo statuto dell’opera d’arte.
È un’operazione sostanzialmente linguistica. L’artista prende possesso dello spazio e con l’imposizione del proprio nomen ne forza la natura e, in tal modo, evidenzia l’insensata fragilità di un ordine stabilito.
L’ambivalenza dell’operazione è contenuta nello stesso titolo INNOMINEDOMINI, che ha un chiaro riferimento religioso e contiene, allo stesso tempo, la parola domus.
La mostra è promossa da Roma Capitale – Dipartimento Cultura – Servizio Programmazione e Gestione Spazi Culturali
con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.
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